Cos’è un sentiero ?
…una traccia tra i prati, un segno nel bosco, rocce usurate dal passaggio, una via che conduce nel modo più sicuro, più breve e meno faticoso possibile ad una meta… una cima, un passo, una casa, un luogo…
Scala delle difficoltà
Turistico ([T] nella scala difficoltà del CAI):
Itinerari brevi con percorso molto evidente e dislivelli minimi, perlopiù su strade forestali o mulattiere che costituiscono, di solito, l’accesso a località, locande, rifugi, malghe. Non vi è nessun pericolo oggettivo o difficoltà e non serve nessuna particolare attrezzatura tecnica. Richiedono un minimo di conoscenza dell’ambiente montano e un minimo di preparazione alla camminata. Sono adatti ad essere percorsi anche con bambini molto piccoli.
Facile ([E]=Escursionistico nella scala difficoltà CAI):
Itinerari su sentieri facili ed evidenti che possono essere anche abbastanza lunghi ma che non comportano mai dislivelli di oltre 1.000 metri e quote oltre i 2.000 metri o terreno impervio e desolato. Vi possono essere tratti di salita ripide e faticosa ma mai sostenuta o molto continua. Nessun pericolo oggettivo, come la caduta di pietre, frane o slavine, anche se non è da trascurare l’evolversi della situazione atmosferica. Non vi sono passaggi esposti e delicati oppure su ghiaioni, cenge, canaloni, creste, nevai e non vi sono dubbi di orientamento e di reperimento del tracciato. È indispensabile un po’ di allenamento fisico atto a sostenere una lunga camminata ininterrotta per almeno qualche ora, un minimo di senso dell’orientamento e di conoscenza, anche culturale, dell’ambiente alpino. Sono percorsi adatti anche ai bambini purché abbiano una preparazione ottenuta con una costante e progressiva abitudine alle passeggiate.
Difficile ([EE]=Escursionisti Esperti nella scala difficoltè CAI):
Itinerari lunghi e con notevole dislivello su sentieri anche accidentati o difficili da reperire, salita a Cime anche alte ma facili, percorsi su creste o canaloni e terreno di alta montagna. Possono comportare piccolissimi passaggi su punti esposti o di facilissima arrampicata, piccoli tratti nevosi, ripidi ghiaioni o pendii erbosi. Pur non essendovi nessun pericolo oggettivo particolare sul terreno è da ricordare che l’ambiente stesso di alta montagna può diventare un pericolo molto serio, specie in funzione delle condizioni meteorologiche. Non richiedono particolari attrezzature, tranne ovviamente a delle buone e collaudate calzature da escursionismo e indumenti per il freddo e il cattivo tempo. È necessario un adeguato allenamento fisico in grado di sostenere lunghi tratti faticosi e a buona andatura, importante il senso dell’orientamento e la conoscenza dell’ambiente montano. È essenziale la presenza nella comitiva di almeno una persona di collaudata esperienza alpina in grado di valutare le difficoltà oggettive che potrebbero verificarsi, le condizioni meteorologiche, l’orientamento del percorso e le condizioni fisiche dei compagni. Sono da escludere i Bambini.
Molto impegnativo ([EEA]=Escursionisti Esperti con attrezzature nella scala difficoltè CAI):
Itinerari escursionistici di grande portata, con grandissimi dislivelli e lunghe distanze, in genere senza possibilità di scappatoie o con il raggiungimento di quote importanti (oltre i 2.500 Metri). Pur non rientrando nel campo alpinistico vero e proprio vi possono essere inclusi anche percorsi definiti Sentieri Alpinistici o la salita a importanti cime per la via normale. Possono comportare passaggi rocciosi di facile arrampicata libera o tratti attrezzati con corde fisse, tratti anche lunghi su terreno esposto o passaggi delicati su terreno pericoloso o attraversamento di facili ghiacciai. Vi possono essere pericoli oggettivi che richiedono una attenta ed esperta valutazione. Vanno affrontati solo da persone di provata esperienza, abitudine pluriennale alla lunga fatica e all’ambiente dalle caratteristiche estreme, con un adeguato abbigliamento ed attrezzatura e con un ottimo allenamento sulle gambe.
[A] – alpinistico:
Itinerari che richiedono la conoscenza delle manovre di cordata, l’uso corretto di piccozza e ramponi, allenamento ed esperienza di alta montagna. Rientrano in questa categoria i cosiddetti ‘sentieri alpinistici’ e le vie ‘attrezzate’.
Tempi di percorrenza
I tempi di percorrenza indicati sono in funzione della difficoltà del percorso rapportata a chi lo può percorrere, e cioè in un percorso impegnativo i tempi sono indicati per una persona allenata, con esperienza e abituata alle camminate dure ed è senza tante concessioni alle perdite di prezioso tempo. La stessa persona che percorrerà un sentiero indicato facile sarà in grado di fare tempi nettamente migliori e troverà l’indicazione un po’ dilatata, questo in considerazione che questi itinerari sono percorsi da persone con minori capacità atletiche. Così una persona che si avventuri, sconsideratamente, in percorsi non all’altezza delle sue capacità dovrà tenere presente che aumentando i tempi di percorrenza aumentano, e in maniera esponenziale, anche i pericoli a cui va’ incontro. Dall’indicazione sono esclusi i tempi delle soste. Il motto da tenere sempre presente specie nei percorsi difficili è: Chi ha tempo non perdi tempo !.
Animali pericolosi
Cani:
Quando sono in libertà in genere non sono pericolosi, tuttavia bisogna considerare che sono animali territoriali. Il problema può presentarsi nelle vicinanze delle Malghe. Se l’animale mostra segni di aggressività bisogna non lasciarci prendere dal panico e non fuggire a gambe levate, ma parlare con calma ad alta voce chiamando il padrone, arretrare sempre con calma ed eventualmente interporre, tra noi e il cane, lo zaino o la bicicletta.
Vipere:
In pauroso aumento in questi ultimi anni anche a causa della mancanza di nemici naturali e dell’abbandono della montagna, si possono trovare anche in luoghi che non erano il loro habitat ottimale e perfino ad altissime quote (ne ho viste anche a oltre i 2.500 metri). L’animale di per se non è aggressivo e il pericolo sta’ soprattutto nel pestarlo inavvertitamente o nel lasciarsi cogliere dal panico. Come precauzione attiva si deve procedere con prudenza ed attenzione in particolare nei prati con erba alta e nelle vicinanze di ruderi di vecchie malghe, sondando il terreno con una racchetta da sci o un lungo bastone. Come precauzione passiva è bene portare calzature pesanti, calzettoni grossi alti fino al ginocchio e sopra i pantaloni blue-jeans o comunque di stoffa grossa e spessa, così la vipera non è in grado di arrivare alla pelle. Controllare bene anche il terreno circostante quando si decide di fare una sosta. Sconsigliabile portare il siero per problemi di conservazione e perché va usato solo da un medico, può essere utile il Kit per aspirare il sangue. Un morso può essere una faccenda molto grave se si è distanti da un luogo raggiungibile con l’auto, bisognerebbe non far camminare l’infortunato e cercare di trasportarlo.
Zecche:
In questi ultimi anni è in atto, specie nelle Dolomiti Bellunesi, una invasione di questi insetti fastidiosi che di per se non sono pericolosi. Tuttavia sono da temere in quanto portatori di un virus di una grave malattia. Come misura precauzionale è bene non inoltrarsi nei prati poco vestiti. Nel caso un insetto si attaccasse non tentare di toglierlo in quanto la testa resterebbe piantata nella pelle portando a dolorose infezioni ma fare si che l’insetto sia costretto a staccarsi da solo bagnandolo ripetutamente con benzina, diluente o ammoniaca. È bene anche rivolgersi ad un medico.
Pericoli
Chiarito che l’ambiente montano è pur sempre infinitamente meno pericoloso dell’ambiente cittadino e delle strade trafficate, possiamo distinguere tra pericoli oggettivi e pericoli soggettivi.
I primi sono quelli direttamente imputabili alla Montagna: caduta sassi, frane, slavine, fulmini, gelo e attenti anche alle insolazioni, ecc..
I soggettivi invece sono sostanzialmente dovuti all’impreparazione della persona e contrariamente a quanto si crede comunemente sono per la maggior parte delle volte direttamente la causa di incidenti dovuti a fattori oggettivi, la vera fatalità è molto rara. Affrontare un percorso più impegnativo delle proprie capacità è già un pericolo soggettivo che aumenta il rischio di pericoli oggettivi: dove un esperto passa un tratto difficile con tranquillità, molto velocemente e stancandosi poco, un altro può consumarvi molte più energie e impiegarvi molto più tempo. Questo fatto si traduce direttamente in sicurezza. È importante passare velocemente in una zona con pericolo di caduta sassi, affrontare i ghiacciai alle ore adatte, avere forze sufficienti per tirare velocemente la camminata quando il tempo si mette al brutto. Per non parlare poi dell’incoscienza: affrontare una Ferrata con il tempo che promette fulmini è come tenere in mano un parafulmine per vedere cosa succede quando il fulmine viene giù, oppure affrontare passaggi di I^ grado per trovarsi incrodati perdendo ore solo per fare qualche metro e ritrovarsi stremati dalla tensione nervosa. Anche l’abitudine generale di tirare tardi la sera ha spostato la consuetudine a partire tardi la mattina, magari stanchi ed assonnati, aumenta i pericoli.
Un discorso particolare lo merita il brutto tempo. Qui l’importante è l’esperienza e spesso anche la volontà di saper rinunciare e tornare indietro prima che sia troppo tardi. In alta montagna i fenomeni sono più esasperati, in estate è frequente l’innesco dei temporali pomeridiani ed è importante essere sulla via del ritorno già verso mezzogiorno. Mi vengono alla mente certi terrificanti temporali tipici delle Pale di San Martino: improvvisa nebbia nera squarciata da sinistre scariche elettriche pressoché continue, tempesta martellante come una allucinazione e temperatura che precipita nel giro di qualche minuto da +25 a -5 gradi. Tra le altre cose i fulmini preferiscono le cime aguzze, le creste, i camini e i canaloni, le grotte, i colatoi o cascate d’acqua, tutti posti dove in questi casi è opportuno non trovarsi, e sono sensibili agli oggetti metallici e ai corpi caldi.
Via Ferrata
Una via ferrata è un percorso in parete, attrezzato con infissi metallici (fittoni, cavi d’acciaio, gradini, scale, ponti, ecc) da utilizzare per la progressione. Questo tipo d’attrezzatura consente ai frequentatori di muoversi con una buona sicurezza, a patto però che si conoscano e si applichino alcuni accorgimenti estremamente importanti e che si utilizzi nella maniera corretta il materiale necessario.
In questa scheda vi proponiamo alcuni consigli per scegliere l’attrezzatura più adatta.
Nel percorrere una ferrata ogni escursionista si autoassicura, tramite due cordini con relativo moschettone, al cavo d’acciaio tensionato tra i fittoni infissi nella roccia. In caso di caduta questi cordini, collegati all’imbragatura, hanno il compito di arrestare la caduta. Sembra tutto molto facile, ma le forze in gioco, anche con una caduta estremamente breve, sono elevatissime ed i materiali sono sottoposti a sollecitazioni a volte superiori ai loro stessi carichi di rottura.
Per questo motivo è indispensabile utilizzare sempre un dissipatore.
Il dissipatore è un piccolo attrezzo inserito tra l’imbragatura e i moschettoni che riesce a disperdere l’energia di caduta in calore, annullando in pratica le predette possibilità di rottura.
Moschettoni:
si utilizzano moschettoni ad alto carico di rottura, dotati di ghiera di sicurezza per evitare aperture accidentali. I migliori hanno una forma abbastanza larga, a “pera” e sono dotati di ghiera automatica che si chiude a “molla” (ne esistono di vario tipo) senza il bisogno di avvitarla (le ghiere a vite sono da evitare). Esistono anche modelli espressamente studiati per le vie ferrate, comodi da usare, ma piuttosto costosi. Molto utile il piccolo accessorio da inserire nel moschettone per bloccare la corda, serve ad evitare che il moschettone possa ruotare su sé stesso.
Imbragatura:
il consiglio è di acquistare un’imbragatura studiata per l’arrampicata, ovvero un’imbragatura di tipo “bassa” (cintura con cosciali, anche regolabili), cui aggiungere una parte “alta” (pettorina) se si utilizza uno zaino pesante. Gli ultimi studi sulla sicurezza in caso di caduta evidenziano infatti un miglior comportamento di questo tipo di imbragatura rispetto al modello “intero” o “completo. Il vantaggio della prima soluzione stà inoltre nella maggior praticità (possibilità di spogliarsi o coprirsi senza slegarsi) e versatilità (l’imbragatura bassa può essere utilizzata in altre attività alpinistiche e di arrampicata).
Casco:
è un attrezzo assolutamente indispensabile per la sicurezza; ripara non solo dalla caduta di sassi che possono essere mossi da persone che ci precedono, ma anche da eventuali colpi accidentali non infrequenti nei tratti più angusti, tipo camini, gallerie, strapiombi.
I nuovi modelli, sempre più perfezionati, sono molto leggeri ed ergonomici e si portano dunque più volentieri. Nell’acquisto osservate soprattutto:
– la praticità dei sistemi di chiusura e di regolazione
I modelli più avanzati hanno una regolazione veloce della “circonferenza”, che può essere adattata rapidamente con il casco già indossato. Il sottogola deve essere anch’esso a chiusura rapida e confortevole.
– il peso e la vestibilità generale
Rispetto ai modelli più vecchi i nuovi caschi sono estremamente leggeri. Un etto in meno può sembrare un vantaggio trascurabile, ma dopo ore con il casco indossato la differenza si sente.Le nuove forme garantiscono inoltre una maggior protezione e sistemi di areazione più efficaci.
– accessori
Molto pratica la possibilità di fermare la pila frontale (utile nelle gallerie o per le partenze di primo mattino) in modo che non scivoli sulla liscia superficie del casco.
Scarpe:
Le scarpe sono uno degli strumenti più importanti, e spesso trascurati, da chi frequenta le ferrate o percorsi facili su roccia come le vie normali. Le ditte più specializzate offrono invece delle calzature studiate appositamente per questo tipo di terreni.
Sono scarpe robuste, ma al tempo stesso “compatte” e leggere, con una buona “sensibilità” per l’arrampicata. Hanno infatti una forma avvolgente, con la punta affusolata ed un’allacciatura molto efficace per la regolazione del volume di calzata. La suola è studiata per una migliore aderenza sulla roccia, ma è anche adatta a percorrere i sentieri di avvicinamento e discesa.
Una normale scarpa da trekking, ideata per camminare con il massimo confort, è spesso troppo ingombrante o pesante e non consente di sfruttare al meglio gli appoggi in arrampicata.
I modelli più “tecnici”, hanno comunque un ottimo confort di marcia, e sono quindi adatti a trekking brevi ed escursioni, anche sui normali sentieri.